Alla fine degli anni ‘60 si trovavano in commercio oltre 3.000 manufatti contenenti amianto, alcuni che oggi sarebbero considerati insospettabili. Il primo passo per mettere al sicuro la propria salute è riconoscere i prodotti e gli oggetti che possono potenzialmente contenere amianto.

MANUFATTI CONTENENTI AMIANTO: SAPPIAMO RICONOSCERLI?

Alla fine degli anni ‘60 si trovavano in commercio oltre 3.000 manufatti contenenti amianto: tessuti, corde e guanti di protezione; guarnizioni per motori; serbatoi, tubi per acquedotti e fognature, canne fumarie, comignoli, pannelli e tessuti resistenti al fuoco.

Benché dal 1992 l’amianto sia stato bandito, molti di questi (ormai vecchi) prodotti sono ancora utilizzati: esponendo le persone al possibile rilascio di fibre conseguente inalazione continuano ad essere fonte di pericolo per la salute umana.

Occorre quindi rimuoverli o isolarli in modo da renderli innocui. Ma come prima cosa occorre saperli riconoscere. Come fare? In questo articolo vi diamo qualche indicazione.

SITI WEB E PUBBLICAZIONI UTILI

Innanzitutto, è da segnalare la Banca Dati dei prodotti commerciali contenenti amianto, disponibile sul sito di ARPAE.

È possibile fare una ricerca specifica per tipologia di oggetto oppure scaricare l’elenco completo in formato excel (circa 1180 prodotti). Qui potete scaricare l’elenco completo aggiornato a settembre 2020.

Sul sito dell’AIEA – Associazione Italiana Esposti Amianto trovate una pagina con varie foto che riportano le tipologie di manufatti dove si può ancora trovare amianto.

Assoamianto fornisce alcune tabelle riepilogative sui tipi di impiego dell’amianto, sui luoghi dove è possibile trovarlo per tipologia di impiego e sulla friabilità.

Fonte: Assoamianto www.assoamianto.it/utilizzo_dell.htm.

Nel 2019 INAIL ha reso disponibili diverse guide in formato pdf, fra cui l’Atlante fotografico per il riconoscimento dei manufatti contenenti amianto. Lo potete scaricare direttamente da qui, oppure navigare nella sezione del sito INAIL dedicata.

Registro nazionale dei mesoteliomi

Inoltre, a questo link potete scaricare il Sesto Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi, aggiornato con dati del 2018. Nella Sezione Documentale c’è il catalogo di tutti i comparti produttivi, macchinari e impianti dove è stato utilizzato amianto e dove è ancora possibile rinvenirne ancora oggi.

TIPOLOGIE DI MATERIALI DI AMIANTO NEGLI EDIFICI

Sono passati quasi 30 anni dalla cessazione di ogni nuovo impiego, ma l’amianto persiste nei nostri ambienti di vita, principalmente a causa dei materiali e dei prodotti impiegati in passato in edilizia. In edilizia l’amianto è utilizzato principalmente:

  • Per la protezione al fuoco
  • Per la coibentazione termica
  • Per la coibentazione acustica
  • Come rinforzo strutturale per il cemento nei materiali prefabbricati.

I materiali contenenti amianto sono riconducibili a 4 macro-categorie a seconda del tipo di utilizzo e della matrice.

Usi negli edifici

  • Coperture in cemento‐amianto: si tratta di lastre ondulate, tegole, pianelle, etc., che rappresentano oltre il 90 % di tutto l’amianto collocato. Possono rappresentare una fonte di contaminazione di fibre nel caso siano degradate o danneggiate, e comunque quando la matrice cementizia perde la sua consistenza.
  • Controsoffitti, coibentazioni del sottotetto: possono essere sotto forma di lane o feltri di amianto, pianelle e pannelli in fibrocemento piano, intonaci a spruzzo o a cazzuola, con tenore in amianto variabile, specie per gli intonaci.
  • Cassoni, serbatoi, tubazioni per l’acqua: si tratta di cemento‐amianto di vario spessore e di vario calibro; utilizzato sia per le acque bianche e meteoriche che per gli scarichi fognari (pozzetti, gronde, canalizzazioni).
  • Canne fumarie, camini e tubazioni di scarico fumi di combustione: sono tubazioni in cemento‐amianto, utilizzate in tutte le adduzioni di fumi e scarichi.
  • Pannelli, divisori, tamponature: pannellature in miscele di amianto con varie matrici leganti, organiche ed inorganiche, utilizzate soprattutto nell’edilizia prefabbricata
  • Pavimentazioni in vinil‐amianto (cosiddetto linoleum): molto usato nell’edilizia pubblica: ospedali, scuole, uffici, prima degli anni ’80. Si tratta di piastrelle o lastre (per lo più verdi o blu) con contenuto di amianto variabile da 3‐4 al 30 %.
  • Caldaie, stufe, forni ed apparati elettrici: molte applicazioni domestiche o di uso comune possono presentare applicazioni di materiali contenenti amianto:
      • guarnizioni sottoforma di cordoncino o cartone, ed isolamenti termici, sottoforma di feltri e tessuti di amianto, in stufe, caldaie e forni
      • cartoni negli apparati elettrici o ferri da stiro o phon
      • guarnizioni in motori elettrici, caldaie, motori a scoppio.
  • Coibentazione di tubi per il riscaldamento: nel locale caldaia è possibile la presenza di amianto come:
      • coibentazione dei tubi (impasto gessoso o nastri tessuti)
      • isolante elettrico (cartone) per le contattiere e per i termostati o termocoppie
      • premistoppa per le valvole
      • feltri, tessuti e guarnizioni intorno alla caldaia.

IL CASO DELLE COPERTURE IN CEMENTO AMIANTO

In tutti materiali di amianto-cemento l’amianto è inglobato in una matrice non friabile, che, quando è in buono stato di conservazione, impedisce il rilascio spontaneo di fibre. Le lastre di copertura in cemento-amianto, tuttavia, dopo essere state esposte per anni agli agenti atmosferici, si deteriorano, per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici, dell’erosione eolica e di microrganismi vegetali. Questi fattori provocano l’erosione superficiale della matrice cementizia e conseguenti affioramenti delle fibre d’amianto. Le fibre possono quindi essere rilasciate e, successivamente, possono essere trasportate dal vento, trascinate dalle acque piovane nei canali di gronda o diffuse nell’ambiente dagli scarichi di acque piovane non canalizzate.

Nel caso delle coperture, il rilascio di fibre riguarda principalmente il lato esterno della copertura, esposto all’azione degli agenti atmosferici. Per quanto riguarda il lato interno, in genere le coperture sono confinate e non rilasciano fibre nell’ambiente domestico. Il rischio per gli occupanti o utilizzatori dell’edificio può comunque essere valutato con l’analisi ambientale delle fibre aerodisperse.

In genere, comunque, per quanto il materiale possa essere in cattivo stato, i livelli di esposizione dentro l’edificio o in prossimità di esso non si discostano dai valori di fondo, cioè dal livello di inquinamento caratteristico del luogo.

Ciononostante, occorre tenere presente due fattori di rischio importanti:

  • Il fattore “età”: considerando che il divieto di commercializzazione di amianto è diventato effettivo dal 1994, le coperture ancora in loco hanno tutte ben più di 20 anni; col passare del tempo lo stato di conservazione dei manufatti esposti agli agenti atmosferici non può che peggiorare;
  • Il fattore “clima”: gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti; fenomeni come il vento forte o le precipitazioni estreme possono accelerare il processo di degradazione delle coperture, mentre i fenomeni alluvionali possono favorire la maggiore diffusione delle fibre nell’ambiente.

Ma come possiamo stabilire se la nostra copertura è in buono o cattivo stato di conservazione? Possiamo fare riferimento ad alcune caratteristiche “visive” che forniscono informazioni sia sulle condizioni di degrado della copertura, sia sulla dispersione di fibre:

  1. Indicatori delle condizioni della copertura
    • Friabilità del materiale: la matrice si sgretola facilmente dando luogo a liberazione di fibre;
    • Presenza di fratture, crepe, rotture, sfaldamenti;
    • Presenza di aree corrose della matrice con affioramento delle fibre di amianto
    • Presenza di trattamenti protettivi superficiali (es.verniciatura, incapsulamento)
    • Presenza di muffe e/o licheni sulla superficie.
  2. Indicatori della dispersione di fibre
    • Presenza di detriti e polveri in corrispondenza di scoli d’acqua e nella gronda
    • Presenza di detriti e polveri conglobato in piccole stalattiti, in corrispondenza dei punti di gocciolamento
    • Acque piovane non canalizzate, scaricate sul terreno o su superfici pavimentate
    • Possibilità di aerodispersione diretta verso l’interno dell’edificio (es. copertura in amianto-cemento in prossimità di una finestra)

Per scrivere questo articolo abbiamo utilizzato le seguenti fonti:
Cavariani F., D.Orsi F.. 2014. Il responsabile amianto. EPC Editore.
Di Cosimo M.C. 2016. Amianto: guida pratica per la gestione dei manufatti. Maggioli Editore.
Radice Srl. Fare Ambiente. Amianto: problematiche, rischi, aspetti tecnici.
www.arpae.it
www.inail.it