A dicembre 2020 Legambiente ha lanciato una nuova campagna di comunicazione sull’importanza di “decarbonizzare” il riscaldamento delle case, per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e contrastare efficacemente il riscaldamento globale.

L’IMPATTO ENERGETICO DEI SISTEMI DI RISCALDAMENTO DOMESTICO

A dicembre 2020 Legambiente e Kyoto Club hanno lanciato una campagna di comunicazione mirata ad informare cittadini, amministratori pubblici e aziende sull’importanza di decarbonizzare i sistemi di riscaldamento domestico: questi costituiscono infatti circa il 28% dell’energia consumata in Europa e originano circa il 12% delle emissioni totali di CO2. È quindi fondamentale trasformarli in sistemi a zero emissioni per raggiungere i nuovi obiettivi europei che prevedono di ridurre le emissioni del 55% al 2030 e raggiungere il Net Zero Emission al 2050.

I dati Eurostat presentati in un recente studio della società Elemens mostrano che nel 2018 la maggior parte dei sistemi di riscaldamento domestici in Europa funziona a gas naturale. Peraltro, in Italia e anche nei Comuni della Provincia di Parma, nelle zone non ancora metanizzate sono ancora presenti sistemi a gasolio o GPL, combustibili fossili altamente emissivi.

LE TECNOLOGIE DISPONIBILI PER IL RISCALDAMENTO DOMESTICO

Le tecnologie disponibili ad oggi sono diverse, alcune sono completamente decarbonizzate, altre sono utili per “transitare” verso sistemi senza gas o fossili.

Le tecnologie completamente decarbonizzate sono:

  • Pompe di calore aria-acqua, ad alimentazione elettrica
  • Pompe di calore geotermiche (acqua-acqua), ad alimentazione elettrica
  • Solare termico e solare fotovoltaico, ad integrazione delle pompe di calore elettriche

Le tecnologie utili per la transizione sono:

  • Pompe di calore a gas naturale
  • Microcogeneratori
  • Sistemi ibridi pompe di calore integrate da caldaie a condensazione.

Come evidenziato nel primo incontro della campagna, raggiungere il Net Zero Emission al 2050 comporta anche una pianificazione strategica: considerando che mediamente una caldaia ha una durata di circa venti anni (ma sovente arrivano anche a venticinque anni), le ultime caldaie a condensazione andranno vendute e installate non oltre il 2025. Anche il tasso di riqualificazione degli impianti dovrà aumentare: stando a quanto riportato da Assotermica oggi il tasso di riqualificazione degli impianti è del 4% annuo e con questo tasso servirebbero almeno 25 anni per sostituirli tutti.

L’obiettivo di una tale pianificazione è la conversione, entro il 2030, di tutte le filiere alla produzione di sistemi “senza gas”. Le tecnologie di “transizione” potranno essere utili soprattutto in questo decennio “di passaggio”, poiché consentono di essere installate, molto semplicemente, in sostituzione delle normali caldaie.

Infine, sulle tecnologie vale la pena ricordare che esiste un catalogo delle tecnologie per la decarbonizzazione che può essere visionato e scaricato a questo link.

IL RISCALDAMENTO DOMESTICO E L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO IN EMILIA ROMAGNA

Il settore residenziale è responsabile di molte emissioni inquinanti, dovute ai processi di combustione di combustibili fossili presenti nella parte preponderante dei sistemi di riscaldamento. Si legge nello studio di Elemens che “il ruolo del riscaldamento domestico nell’inquinamento atmosferico è stato recentemente confermato durante il primo lockdown adottato per far fronte all’emergenza sanitaria: nonostante lo stop delle attività produttive e di gran parte dei trasporti, le emissioni di PM10 in Lombardia sono diminuite solo del 17%, anche a causa di un incremento nell’utilizzo del riscaldamento domestico (studio ARPA Lombardia)”.

In Emilia-Romagna, e in particolare nelle zone di Pianura Padana, il problema è correlato in maniera molto significativa con l’utilizzo di sistemi di riscaldamento domestico a biomassa inefficienti e obsoleti, che si è scoperto essere la principale causa delle emissioni in atmosfera di PM10. Nella nostra regione è quindi importante che i sistemi di riscaldamento siano decarbonizzati senza ricorrere a stufe e caldaie a biomassa, ma dando la preferenza a pompe di calore e sistemi solari.

Per saperne di più sugli impianti a biomassa potete consultare questa pagina di Arpae.

Per seguire la campagna di Legambiente e Kyoto Club cliccate qui.